Un’occasione di riflessione, preghiera e ascolto reciproco tra quanti sono impegnati nelle istituzioni locali e nel servizio pubblico è stato il Giubileo degli amministratori pubblici, organizzato sabato 21 giugno a Loreto. La Conferenza Episcopale Marchigiana e gli Uffici regionale e diocesani di Pastorale Sociale e del Lavoro hanno proposto una giornata giubilare, a cui hanno partecipato il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, sindaci, assessori, consiglieri regionali, provinciali e comunali, europarlamentari e responsabili degli enti pubblici. Presenti anche Mons. Angelo Spina e il direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro Alessio Giorgetti.
Alle 9.30 i Vescovi e gli amministratori delle Marche si sono riuniti nella Basilica dei Santi Papi pellegrini per l’accoglienza e per prepararsi alla celebrazione, dopodiché in processione hanno raggiunto la Basilica superiore dove è stata celebrata la Messa, presieduta da Mons. Gianpiero Palmieri, Vescovo delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e Vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana. Mons. Palmieri ha ricordato che a Loreto è custodita «la casa dove Dio si è fatto uomo. Qui ci siamo riuniti e possiamo stare insieme sentendoci casa, sentendoci famiglia. Possiamo costruire un noi comunitario solidale, pensare al bene comune».
Il Vescovo ha anche parlato del Giubileo che «è un’esperienza spirituale di conversione. Anziché preoccuparci del nostro io o dell’io del nostro gruppo, dobbiamo fare un esodo e dare priorità alle cose giuste. Nel Vangelo Gesù ci invita a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose ci saranno date in aggiunta. Il sogno di Dio su questo mondo è la pace. Dio desidera la concordia umana, la fraternità, la cura dei piccoli e dei poveri, l’amore. Cercare la giustizia significa fare la volontà di Dio. Gesù ci invita a fare un esodo dalla preoccupazione ansiosa per noi stessi ad un sano realismo cristiano, dal nostro io alla realtà. Gli amministratori lo sanno bene, perché spesso la realtà si fa sentire e richiede attenzione e cura, servizio agli altri, dedizione al bene comune».
Al termine della Messa i Vescovi e gli amministratori sono entrati nella Santa Casa e hanno poi partecipato nella Sala Paolo VI a un incontro guidato da tre relatori: la dott.ssa Daniela Palladinetti del Comitato scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici, il prof. Luigino Bruni, ordinario di Economia Politica alla LUMSA di Roma e il prof. Antonio Campati, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano. Durante l’assemblea è stato anche presentato il volume degli Atti della 50° Settimana Sociale dei Cattolici tenutasi a Trieste nel luglio 2024. È stata una presentazione ufficiale, che ha riguardato il centro Italia, analoga a quella che si è tenuta nel nord e nel sud del Paese. La 50° Settimana Sociale dei Cattolici ha avuto come tema portante la democrazia, considerata non soltanto nella dimensione procedurale ma, soprattutto, in quella sostanziale: dunque democrazia come partecipazione alla società, come volontà di costruire il futuro tutti insieme. Lavoro e diritti, migrazioni, diritto a una vita libera e dignitosa, ecologia integrale, una nuova economia capace di mettere al centro l’uomo e il creato sono i principali obiettivi per i quali lavorare, prendendo spunto dalle esperienze virtuose di associazioni e soggetti del Terzo settore.
Nel pomeriggio i partecipanti hanno avuto anche la possibilità di confrontarsi nei diversi laboratori predisposti in merito ai temi delle emergenze sociali, sfide educative e nuove prassi presenti nei nostri territori. Hanno utilizzato la metodologia sperimentata con successo a Trieste, in modo da avviare così anche nelle Marche una riflessione comune e trasversale. La giornata è stata davvero un momento di rinascita spirituale e di rinnovata dedizione al bene comune, perché come ci ha detto Papa Leone XIV nella Messa successiva alla sua elezione, «siamo tutti chiamati personalmente a costruire ponti», a diventare «un solo popolo sempre in pace».
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